DOMENICA 31 MARZO 2025

IV^ DI Q UARESIMA

VANGELO DELLA DOMENICA

(Luca 15 , 1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi
mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre,
dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio
più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in
modo dissoluto. […] Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e
io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo
padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo
baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare,
mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo
festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno […] egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora
uscì a supplicarlo. […] “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e
rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

COMMENTO AL VANGELO
La quarta domenica di Quaresima – definita laetare dall’antica antifona di ingresso che invita a “rallegrarsi” –
costituisce una sorta di pausa nell’austero cammino penitenziale. In un tempo passato, in cui le penitenze
erano particolarmente rigide, in questa occasione si riprendeva un po’ di fiato per poi ricominciare con
ancora maggiore convinzione il cammino verso la Pasqua.
Leggendo il Vangelo secondo Luca non poteva mancare, in questa occasione, una delle perle circa la
misericordia: la parabola del padre e dei suoi due figli. Sì, del padre misericordioso, perché è lui il vero
protagonista di questo sorprendente racconto di Gesù. Un padre che si deve relazionare ai propri figli i quali
hanno – entrambi – un’errata concezione e percezione del proprio rapporto di figli con il loro padre. Per il
figlio minore, il papà è unicamente colui che gli avrebbe lasciato l’eredità; per il maggiore è invece una sorta
di padrone al cui servizio egli viene a trovarsi e pertanto, come emergerà alla fine, concepisce il proprio
rapporto con il padre come una sorta di contratto basato sul dare-avere.
Se non ci sorprende il comportamento del figlio minore che sperpera tutti i suoi averi con una vita dissoluta,
restiamo invece colpiti dall’atteggiamento del padre che, al ritorno del figlio, non sta neppure a guardare le
motivazioni che lo hanno spinto a ritornare a casa. Per lui l’essenziale è aver riavuto quel figlio sano e salvo.
L’intento della parabola è quello di farci sorprendere dall’agire di Dio, il Padre, nei nostri confronti: l’unica
vera cosa che gli interessa è riportarci a casa!
Non sappiamo invece se il figlio maggiore deciderà di rientrare e rivedere il proprio modo di vivere il
rapporto con il padre e con il fratello… a noi la conclusione possibile!


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